San Costantino Imperatore. Costantino il Grande, primo imperatore cristiano di Roma, nacque a Naisso in Illiria, l’odierna Nis, Albania nell’anno 280 e morì a Nicomedia, nell’odierna Turchia, nel 337.
Il padre Costanzo Cloro era un alto ufficiale dell’esercito, che divenne sovrano dell’Impero Romano d’Occidente nel 305, in seguito all’abdicazione di Diocleziano. Con la morte di Costanzo, avvenuta l’anno successivo, Costantino fu acclamato imperatore dal suo esercito. Questa scelta fu contestata dagli altri generali, che diedero inizio ad una lunga serie di guerre civili, che si conclusero nel 312, con la sconfitta dell’ultimo dei suoi rivali, Massenzio, nella battaglia di Ponte Milvio, alla periferia di Roma.
Intorno a questa vicenda si sono sviluppate innumerevoli vicende.
La battaglia durò diversi giorni ed è nota l’importanza che ebbe nella storia. Costantino, in seguito a una visione, si convinse d’aver ottenuto la vittoria su Massenzio per grazia del dio cristiano. La conversione di Costantino sancisce la vittoria del cristianesimo sul paganesimo.
Scrisse Eusebio: “Un segno straordinario apparve in cielo. … quando il sole cominciava a declinare, egli vide con i propri occhi in cielo, più in alto del sole, il trofeo di una croce di luce sulla quale erano tracciate le parole IN HOC SIGNO VICES. Fu pervaso da grande stupore e insieme a lui il suo esercito.” (Eus. VC 37-40)
Cristo gli sarebbe apparso in sogno “esortando Costantino ad apporre quel simbolo sugli scudi dei soldati con quei segni celesti di Dio e ad iniziare quindi la battaglia. Egli fece dunque in questo modo e ruotando e piegando su se stessa la punta superiore della lettera greca X (chi), segnò gli scudi con l’abbreviazione della parola Chrestos (Cristo)” (Lact., 16-17) e che con questo sarebbero stati Victores (un corpo militare palatino nel basso impero continuerà a portare proprio questo nome “Victores”) (Amm. XXV, 6, 3; ND VII).
La mattina successiva, Costantino ordinò, non solo che venisse inserito il monogramma delle iniziali di Cristo in greco (X-P) sugli scudi dei soldati, che portavano inciso il sole, ma anche che venisse creato il Labarum, lo stendardo, che avrebbe sostituito l’aquila romana di Giove e a cui tutti i soldati avrebbero dovuto far riferimento.
Con la vittoria, Costantino divenne così l’indiscusso monarca dell’Impero Romano d’Occidente, mentre Licinio regnava su quello d’Oriente. Nel 323 Costantino attaccò e sconfisse anche Licinio e da quel momento sino alla sua morte, avvenuta nel 337, fu il solo sovrano di tutto l’Impero romano.
Nel 313, fu emanato a Milano l’editto di Costantino, con il quale si decretava valida a tutti gli effetti la religione cristiana accanto alle forme di paganesimo già diffuse nella popolazione dell’impero. Con questo editto costantiniano si disponeva anche la restituzione dei beni alle comunità ecclesiastiche precedentemente confiscate dall’impero durante i periodi di persecuzione. Furono, inoltre, adottate politiche per incoraggiarne la diffusione. Costantino fu il fautore della trasformazione del cristianesimo da piccola setta oggetto di persecuzioni a una delle religioni più importanti d’Europa.
Sant’Elena Imperatrice. Flavia Giulia Elena, madre di Costantino e moglie di Costanzo Cloro, di lei si possiedono scarsi dati biografici. Secondo lo storico Eusebio di Cesarea divenne cristiana in seguito alla conversione del figlio, a cui era molto legata. È festeggiata sia dalla Chiesa cattolica che dalla Chiesa ortodossa col nome di Sant’Elena Imperatrice. La figura di Elena è legata nella tradizione cristiana al suo presunto ritrovamento della croce di Cristo, durante un viaggio in Palestina, nel 327-328, descritto da Eusebio. Furono rinvenuti insieme alla Croce anche tre chiodi, che furono dati in dono a Costantino, uno fu forgiato nel morso del suo cavallo, l’altro fu incastonato nella Corona Ferrea, custodita nel duomo di Monza. Durante il pellegrinaggio la donna compì atti di pietà cristiana e fece costruire diverse chiese.
L’imperatrice morì nel 328 o nel 329 e fu sepolta nel mausoleo di Elena, presso la Chiesa dei Santi Marcellino e Pietro. Il sarcofago, custodito nei Musei Vaticani, raffigura tematiche militari e per questo motivo si pensa fosse in origine destinato al figlio. Sant’Elena è considerata la protettrice dei fabbricanti di chiodi e di aghi, forse proprio perché ritenuta scopritrice di quelli serviti per la crocifissione, è invocata anche per ritrovare gli oggetti smarriti, sempre per via del miracoloso recupero degli strumenti della Passione; in Russia si semina il lino nel giorno della sua festa, affinché cresca lungo come i suoi capelli.
L’iconografia, specie quella orientale, raffigura spesso Sant’Elena e San Costantino insieme ai due lati della Croce, in memoria dei meriti dei due santi, Costantino concesse la libertà di culto ai cristiani, Elena ritrovò la vera Croce.
San Silvestro. Silvestro I, papa, fu per vent’anni vescovo di Roma (314-335). Visse l’epoca di trasformazione della Roma pagana in Roma cristiana, tra le ultime persecuzioni e l’era della pace inaugurata dall’imperatore Costantino. Papa Silvestro I organizzò la vita ecclesiastica romana, e, grazie anche all’appoggio politico e finanziario dell’imperatore Costantino, promosse la costruzione delle prime grandi basiliche. Il Liber Pontificalis – il libro dei Papi è una fonte importante per la storia del primo medioevo -narra che fu proprio Silvestro a pregare Costantino di fondare la basilica di San Pietro sul colle Vaticano sopra un già esistente tempio di Apollo, tumulando il corpo dell’apostolo in un sarcofago. A loro si deve la costruzione di altre due importanti basiliche romane: quella di San Paolo sulla via Ostiense e quella in onore di San Giovanni. Il concilio ecumenico di Nicea nel 325 fu celebrato sotto il suo pontificato. La leggenda vuole che Silvestro abbia battezzato Costantino, ma fonti storiche dimostrano che l’imperatore ricevette il sacramento nei pressi di Nicomedia per opera di Eusebio, vescovo di quella città.
La leggenda racconta che il pontefice ricevette da Costantino la “Donazione”, poi rivelatasi un falso, in cambio della guarigione dalla lebbra. Scrive Renzo Di Mario nel suo libro Ritratti sabini: “lasciata Roma dove infierivano devastanti persecuzioni imperiali, si era rifugiato nei ruderi di un tempio di Apollo, sulla cima del Monte Soratte. Mentre in una notte buia e tempestosa, vegliava in preghiera, scorse, in direzione dei monti sabini, un intenso bagliore, proprio al di sotto dell’altura da dove stava per sorgere il sole. Nel frattempo che la tempesta si dileguava gradualmente, il baleno del sole cresceva sempre di più. Il santo comprese che Dio intendeva richiamare la sua attenzione su quelle cime boscose e si mise in cammino in direzione del monte Tancia. Giunto sul luogo dopo aver percorso una ventina di chilometri, apprese che proprio sul sito dove era apparsa la luce si trovava una grotta al centro della quale era adagiato un grosso stalattite, adorato come un influente dio sabino. Silvestro si adoperò di convertire subito i guardiani, distrusse l’idolo e pose al suo posto un altare dedicato a San Michele, il santo delle alture.” Bene, fin qui le frasi contenute nel libro di Di Mario. Lo stesso Dante nel canto XXVII dell’Inferno, ricorda la leggenda secondo cui Costantino curato sul monte Soratte, in cambio della guarigione dalla lebbra, donò al papa le terre circostanti.
La Depositio episcoporum del 354 data al 31 dicembre la sua sepoltura nel cimitero diPriscilla sulla via Salaria. E proprio il 31 dicembre si celebra la sua festa, e la notte, detta appunto Notte di San Silvestro, in tutto il mondo si festeggia il passaggio dal vecchio al nuovo anno, seguendo modi, tradizioni e costumi locali; la chiesa orientale lo festeggia il 2 gennaio.
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Brochure a cura del Comitato di San Costantino
in ricordo del 1700 anniversario della Battaglia di Ponte Milvio
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Luglio 2013. Inaugurazione della targa in ricordo del 1700 anniversario dell’editto di Milano
Nel 2013 ricorre il 1700 anniversario dell’editto di Milano. Il Comitato di San Costantino, in linea con tutti gli eventi organizzati per commemorare e riflettere sull’evento, ha voluto porre, proprio dinanzi al Santuario, una targa in ricordo dell’evento storico che sancì la fine delle persecuzioni religiose. Il 7 luglio 2013 durante la Solenne Processione, al passaggio delle Bandiere religiose, la targa è stata inaugurata dal Sindaco Tonino Pischedda, dal Presidente del Comitato Salvatorico Fara e benedetta dal Sacerdote, Padre Quintino Manca.